Il telefono squilla una volta, due… poi, la voce di mia madre nel sentire la mia cambia registro, prende respiro.
I miei nipoti dormono ancora.
La sento muovere leggera verso di loro e invocarne carezzevole i nomi.
Sonnacchiosi, i ragazzi ricevono macchinalmente il telefono dalla nonna, le loro voci pasticciate dal sonno, soprattutto quella della femminuccia, già bella e delicata di suo, mi restituiscono in quell’istante il senso profondo della tenerezza….
Uno splendido, straordinario momento da fissare nella memoria, se non fosse che oggi è lunedì mattino, che loro non sono a scuola, ma segregati a casa, che le città sino a ieri convulse e chiassose sono oggi di colpo svuotate e zittite da una pandemia, che sgomenta e soggioga man mano l’intera umanità… immagini di strade deserte battute dalle forze dell’ordine che ordinano agli indisciplinati di rientrare solerti nelle loro abitazioni, sono quest’oggi l’impronta dello stravolgimento delle abitudini causato da questa emergenza sanitaria.
A causarla, Covid 19, un granellino gommoso di glicoproteine e fosfolipidi che si è insinuato nell’ingranaggio della vita umana sovvertendolo… non è lui, in verità, il nostro aggressore, siamo noi il suo. Covid 19 viveva innocuo nelle foreste, suo habitat naturale, lo abbiamo braccato, stanato, costretto a emigrare e a difendersi, a diventare il nemico che abita dentro di noi, a fare di noi il nemico dell’altro.
Questa sua natura perniciosa induce noialtri alla diffidenza, all’insofferenza, alla disperazione istintiva che genera tensione e allontana dal senso di responsabilità, rendendoci fragili, disarmati, incapaci di proteggerci e proteggere gli altri: il pericolo è quello che la coesione sociale si frantumi, persuadendoci a isolare oltre al nostro corpo anche la mente, e lo spirito.
Da qui, da questo pericolo deve venire il rifiuto di subordinare alla paura anche la nostra libertà emotiva e intellettuale, la capacità di cambiare linguaggio, cosicché le preoccupazioni rimangano estranei all’idea di fomentare comportamenti che di sensato avrebbero ben poco e di appropriato ancora meno… deve venire l’impegno a preservare la nostra quotidianità, restituendo a noi stessi l’istinto propositivo di quella idealità individuale che trascende i confini psicofisici decisi da questa mutilante, ma comunque necessaria quarantena collettiva.
Ora è il tempo del silenzio, dell’isolamento solidale e del dialogo con sé stessi. È il tempo di adottare ritmi lenti, di leggere un racconto, di scrivere una lettera a coloro che questa lettera l’aspettano. È il tempo di guardare intono a noi e osservare le persone che abbiamo accanto, di riscoprire il senso della vicinanza, soprattutto di ascoltare la voce insonnolita dei nostri bambini ricordarci l’importanza delle piccole cose … è il tempo cioè di raccogliere quello che suo malgrado di buono c’è dato da Covid 19.
Ritorno quindi al ricordo dei miei nipoti e sorrido ancora: sorrido all’idea che un uomo che vive fuori dal mondo come me, tocchi costantemente, attraverso il filo conduttore delle loro giovani vite, la parte migliore della natura umana… perciò scrivo loro, perché sappiano che ognuno di noi si prodigherà per difenderla, che Covid 19 è un nemico che renderemo inoffensivo sapendo offrire agli altri l’attenzione e il rispetto che richiediamo per noi stessi.
_ di Salvatore Torre